Non c’è movimento sociale americano del 20° o 21° secolo più strettamente legato alla musica del movimento per i diritti civili degli anni 60. I manifestanti, alcuni in prigione, cantavano canzoni per la libertà per tenere alto il morale. I folksinger, bianchi e neri, scrissero canzoni sui paradossi e i dolori non solo del Sud Jim Crow, ma del razzismo che aveva a lungo turbato la vita americana.
Forse nessuna canzone fu più strettamente associata al movimento dei diritti civili di “We Shall Overcome”. Basata su una canzone gospel afro-americana del 19° secolo, “We Shall Overcome” fu raccolta dal movimento operaio negli anni ’40, durante i quali il folksinger/attivista Pete Seeger la incontrò per la prima volta. Seeger poi aiutò a rendere popolare la canzone nella fase iniziale del movimento per i diritti civili, quando divenne rapidamente un inno onnipresente che folle di attivisti abbracciarono, spesso ondeggiando da una parte all’altra, a braccetto. Joan Baez la eseguì alla Marcia su Washington del 1963; il presidente Lyndon Johnson la citò nel suo discorso al Congresso proponendo il Voting Rights Act del 1965.
Le canzoni che riflettevano i temi del movimento per i diritti civili non erano limitate al Folk – il genere comunemente associato alle canzoni di protesta americane – ma potevano essere trovate in tutti i tipi di musica popolare. La rivoluzione del Jazz degli anni ’60 fu influenzata dal movimento per i diritti civili. Un certo numero di canzoni blues paragonarono l’oppressione dei neri del sud nei primi anni ’60 alle ingiustizie razziali dei primi anni del secolo e di quelli precedenti. Alla fine del decennio, anche la Motown Records stava pubblicando dischi di artisti pronti a parlare contro il razzismo americano.
In questa lezione, gli studenti esamineranno la storia e la popolarità di “We Shall Overcome” e studieranno altre sei canzoni di diversi generi musicali che rivelano l’impatto del movimento dei diritti civili. Queste sono: Strange Fruit” di Billie Holiday, una struggente canzone blues che descrive gli orrori del linciaggio; “Oxford Town” di Bob Dylan, una canzone folk sulle proteste dopo l’integrazione dell’Università del Mississippi; “Alabama” di John Coltrane, una registrazione jazz strumentale fatta in risposta all’attentato alla chiesa di Birmingham, Alabama, nel settembre 1963, che uccise quattro ragazze afro-americane; Mississippi Goddam” di Nina Simone, una risposta allo stesso attentato alla chiesa e all’omicidio dell’attivista per i diritti civili Medgar Evers in Mississippi; “A Change is Gonna Come” di Sam Cooke, una canzone Soul scritta dopo l’arresto di Cooke per aver tentato di entrare in un motel per soli bianchi a Shreveport, Louisiana; e “Oh Freedom” di Odetta, uno spiritual che Odetta eseguì alla Marcia su Washington del 1963.