Lettera di Paolo agli Efesini, chiamata anche Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini, abbreviazione Efesini, decimo libro del Nuovo Testamento, un tempo ritenuto composto da San Paolo Apostolo in prigione ma più probabilmente opera di uno dei suoi discepoli. Le parole “in Efeso” mancano nei primi manoscritti e nelle citazioni più antiche, e l’autore probabilmente scrisse il testo prima del 90 ce consultando la lettera di Paolo ai Colossesi (vedi Lettera di Paolo ai Colossesi). Dei 155 versetti di Efesini, 73 hanno paralleli verbali con Colossesi, e, quando si aggiungono i paralleli alle vere epistole paoline, l’85% di Efesini è duplicato altrove. È quindi più ragionevole considerarlo come “deutero-paolino” – cioè, nella tradizione di Paolo ma non scritta da lui.
La lettera dichiara che il mistero cristiano (vangelo) della salvezza, rivelato per la prima volta agli apostoli, è la fonte della vera saggezza (forse un ripudio indiretto delle pretese gnostiche alla conoscenza esoterica del soprannaturale) e che la salvezza attraverso Cristo è offerta sia agli ebrei che ai gentili. Lo scrittore afferma che non c’è che “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti” (4,5-6), che ha unito tutte le cose in Cristo, attraverso la cui morte tutti gli uomini sono redenti. L’autore esorta i suoi lettori – genitori e figli, padroni e schiavi – a condurre una vita cristiana esemplare e ad armarsi con lo “scudo della fede”, “l’elmo della salvezza” e “la spada dello Spirito, che è la Parola di Dio” (6,16-17), per resistere alle insidie del diavolo.