Mitologia greca >> Dei greci >> Daemones (Spiriti) >> Deimos & Phobos
Nome greco
Δειμος
Φοβος
Traslitterazione
Deimos
Phobos
Nome romano
Metus, Formido
Pavore, Terrore
Traduzione
Paura, Terrore
Paura-panico, Rotta
DEIMOS e PHOBOS erano gli dei o spiriti personificati (daimones) della paura. Deimos rappresentava il terrore e la paura, mentre suo fratello Phobos era il panico, la fuga e la disfatta. Erano figli del dio della guerra Ares che accompagnava il loro padre in battaglia, guidando il suo carro e diffondendo la paura nella sua scia. Come figli di Afrodite, dea dell’amore, i gemelli rappresentavano anche la paura della perdita.
Nell’arte classica i due erano solitamente raffigurati come giovani irrilevanti, anche se a volte a Phobos veniva data la testa di un leone o caratteristiche leonine (es.
FAMIGLIA DI DEIMOS & PHOBOS
PARENTI
ARES & APHRODITE (Esiodo Teogonia 933, Hyginus Preface)
ARES (Omero Iliade 13.298, Quinto Smirne 10.51, Statius Thebaid 3.424, Nonnus Dionysiaca 2.414)
ENCYCLOPEDIA
PHOBUS (Phobos), latino Metus, la personificazione della paura, è descritto come un figlio di Ares e Cvthereia, un fratello di Deimos, ed è uno dei compagni ordinari di Ares. (Hom. Il. xi. 37, xiii. 299, xv. 119; Hes. Theog. 934.) Phobus era rappresentato sullo scudo di Agamennone, sul petto di Cypsellus, con la testa di un leone. (Paus. v. 19. § 1.)
Fonte: Dizionario di biografia e mitologia greca e romana.
CITAZIONI DELLA LETTERATURA CLASSICA
PHOBOS & DEIMOS PERSONIFICAZIONI DI PAURA E TERRORE
Homer, Iliade 4. 436 ss. (trad. Lattimore) (epica greca dell’VIII a.C.) :
“Ares li guidò… e Deimos (Terrore) li guidò, e Phobos (Paura), ed Eris (Odio) la cui ira è implacabile, sorella e compagna di Ares assassino.”
Homer, Iliade 5. 738 e segg. (trad. Lattimore) (epica greca C8 a.C.) :
“Sulle sue spalle gettò la terribile egida, tutta intorno alla quale Phobos (Terrore) pende come una ghirlanda, e Eris (Odio) è lì, e Alke (Alce, Forza della battaglia), e Ioke (Ioce, Assalto) che gela il cuore, e lì è posta la testa del gigantesco Gorgo (Gorgone), una cosa di paura e orrore, presagio di Zeus della egida.”
Homer, Iliade 11. 36 e segg. :
” Ed egli prese l’uomo che racchiudeva l’elaborato scudo spoglio, una cosa di splendore. C’erano dieci cerchi di bronzo su di esso, e intorno ad esso c’erano venti pomelli di stagno, che brillavano pallidi, e nel centro un altro pomello di cobalto scuro. E cerchiato in mezzo a tutti c’era il volto dagli occhi bianchi della Gorgo (Gorgone) con il suo sguardo di orrore, e Deimos (Paura) era iscritto su di esso, e Phobos (Terrore).”
Homer Iliad 13. 298 ff :
“Come è Ares quando cammina in battaglia e Phobos (Terrore) va avanti accanto a lui, il suo amato figlio, il potente e intrepido, che spaventa anche il guerriero dal cuore paziente: questi due escono da Thrake per incontrare in armi gli Efiroi o i Flegrei dal cuore grande, ma i due non ascoltano le preghiere di entrambe le parti, ma danno la gloria a una parte o all’altra.”
Homer Iliad 15. 119 e segg. :
“Così parlò, e ordinò a Deimos (Paura) e Phobos (Terrore) di imbrigliare i suoi cavalli, e lui stesso entrò nella sua armatura splendente.”
Esiodo, Teogonia 933 e segg. (trad. Evelyn-White) (epica greca C8 o C7 a.C.) :
“Anche Citera (Cytherea) ha messo a nudo ad Ares il perforatore di scudi Fobos (Panico) e Deimos (Paura), divinità terribili che guidano in disordine le strette file degli uomini nella guerra insensibile, con l’aiuto di Ares, saccheggiatore di città.”
Esiodo, Scudo di Eracle 139 e seguenti:
” Al centro c’era Fobos (Paura) lavorato in adamanti, indicibile, che fissava all’indietro con occhi che brillavano di fuoco. La sua bocca era piena di denti in una fila bianca, paurosa e scoraggiante, e sulla sua cupa fronte si librava la spaventosa Eris (la lotta) che schiera la folla degli uomini… Sullo scudo erano incise Proioxis (Inseguimento) e Palioxis (Fuga), e Homados (Tumulto), e Phobos (Panico), e Androktasie (Androctasia, Massacro). Anche Eris (Lotta) e Kydoimos (Cydoemus, Tumulto) si affrettavano, e Ker mortale (Fato).”
Esiodo, Scudo di Eracle 191 e seguenti:
” E sullo scudo stavano i cavalli dai piedi veloci del cupo Ares fatto d’oro, e Ares mortale, il vincitore stesso. Egli teneva una lancia tra le mani e incitava i fanti: era rosso di sangue come se uccidesse uomini vivi, e stava in piedi sul suo carro. Accanto a lui stavano Deimos (Paura) e Phobos (Fuga), desiderosi di immergersi tra i combattenti.”
Esiodo, Scudo di Eracle 216 ff :
” E sulle terribili teste dei Gorgoni il grande Phobos (Paura) tremava.”
Esiodo, Scudo di Eracle 450 ss :
“E Fobos (Panico) e Deimos (Timore) gli condussero rapidamente il suo carro a ruote lisce e i suoi cavalli vicino e lo sollevarono dalla terra spalancata nel suo carro riccamente lavorato, e poi dritti sferzarono i cavalli e arrivarono all’alto Olimpo.”
Stesichorus, frammento 207 (da Scholiast on Pindar) (trans. Campbell, Vol. Greek Lyric III) (lirica greca dal VII al VI secolo a.C.) :
“Kyknos (Cycnus), figlio di Ares, viveva nel passo di Thessalia (Tessaglia) e decapitava gli stranieri che arrivavano per costruire dai teschi un tempio a Phobos (Panico).”
Eschilo, Sette contro Tebe 41 e segg. (trans. Weir Smyth) (tragedia greca del V secolo a.C.) :
“Sette guerrieri, feroci comandanti di reggimento, scannarono un toro sopra uno scudo nero, e poi toccando il sangue del toro con le loro mani giurarono ad Ares, ad Enyo e a Phobos (Rout) che si diletta nel sangue (philaimatos), che o spianeranno la città e saccheggeranno la città dei Kadmei (Cadmei) con la forza, o nella morte imbratteranno questo suolo con il loro sangue.”
Eschilo, Sette contro Tebe 497 e seguenti:
“Il guerriero stesso ha alzato il grido di guerra e, ispirato da Ares, si precipita in battaglia come un bakkhe (baccante), con uno sguardo che incute paura. Dobbiamo difenderci bene dall’assalto di un tale uomo, perché già Phobos (Rout) si vanta della vittoria alle porte”.
Quinto Smirne, Caduta di Troia 5. 25 e segg. (trans. Way) (epica greca C4° d.C.) :
” E ci furono guerre che divoravano l’uomo, e tutti gli orrori della lotta. . . C’era Phobos (Panico), e Deimos (Terrore), e lo spettrale Enyo con le membra orribilmente imbrattate di sangue, e il mortale Eris (Lotta).”
Quinto Smirne, Caduta di Troia 10. 51 ff :
“In un luogo Eris (Strife incarnato) li attirò tutti, la spaventosa regina della battaglia, non vista da nessuno, ma ammantata di nuvole di sangue: su di lei si muoveva gonfiando il potente ruggito della battaglia, ora si precipitava attraverso gli squadroni di Troia, attraverso Akhaia (Achaea) ora; Phobos (Panico) e Deimos (Paura) ancora aspettavano sui suoi passi per rendere la sorella del padre gloriosa.”
Quinto Smirne, La caduta di Troia 11. 7 e seguenti :
“Gli Achei premevano con forza sui Troiani fino a Troia. Ma questi si fecero avanti – non potevano scegliere che così, perché Eris (la lotta) e il mortale Enyo si aggiravano in mezzo a loro… Accanto a loro infuriava ferocemente la spietata Keres (le Parche); qui Phobos (Panico-paura) e Ares agitavano le schiere; subito dopo seguiva Deimos (Paura) con le carni della strage, che in una schiera gli uomini potevano vedere ed essere forti, nell’altra temere.”
Pausania, Descrizione della Grecia 5. 19. 4 (trans. Jones) (diario di viaggio greco del C2 d.C.) :
” Sullo scudo di Agamennone è Phobos (Paura), la cui testa è quella di un leone. . . L’iscrizione sullo scudo di Agamennone recita: ‘Questo è il Phobos (Paura) dei mortali: colui che lo tiene è Agamennone.'”
Plutarco, Vita di Teseo 27. 2 (trans. Perrin) (storico greco dal C1 al C2 d.C.) :
” Che si accamparono quasi nel cuore della città è attestato sia dai nomi delle località che dalle tombe dei caduti in battaglia. Ora per molto tempo ci fu esitazione e ritardo da entrambe le parti nel fare l’attacco, ma finalmente Teseo, dopo aver sacrificato a Phobos (Paura), in obbedienza ad un oracolo, si unì alla battaglia con le donne.”
Nonnus, Dionysiaca 2. 414 ff (trans. Rouse) (epica greca C5th A.D.) :
” Ora Zeus armò i due lugubri figli di Enyalios, i suoi nipoti, Phobos (Rotta) e Deimos (Terrore) il suo servo, le inseparabili guardie del cielo: Phobos lo mise in piedi con il fulmine, Deimos lo rese forte con il fulmine, terrorizzando Tifone. Nike (Vittoria) alzò il suo scudo e lo tenne davanti a Zeus: Enyo contrattaccò con un grido, e Ares fece rumore.”
Nonnus, Dionysiaca 20. 35 ff :
” Un sogno venne a Bakkhos (Bacco) –Eris (Discordia) la nutrice della guerra, in forma di Rheia la dea amante, seduta in quello che sembrava essere il suo carro di leoni. Phobos (Rotta) guidava la squadra di questo carro da sogno, nella forma contraffatta di Attis con membra come le sue; egli formava l’immagine dell’auriga di Kybele (Cibele), un uomo dalla pelle morbida nell’aspetto con toni striduli come la voce di una donna.”
Nonnus, Dionysiaca 25. 150 ff :
“
Kypris (Cipride) portava un elmo scintillante . . lo sciame nuziale di Erotes (Amori) che scoccavano le loro frecce in battaglia; lo sfrontato Ares indietreggiava per la vergogna, quando vedeva il suo Phobos (Rotta) e il suo Deimos (Terrore) sostenere gli Erotes (Amori), quando vedeva Afrodite reggere lo scudo.”
Nonnus, Dionysiaca 27. 335 ff :
” Phobos (Rout) e Deimos (Terrore) andavano in loro compagnia.”
Nonnus, Dionysiaca 29. 364 ff :
“In fretta e furia si alzò, e svegliò Phobos (Rotta) e Deimos (Terrore) per aggiogare la sua mortale macchina da corsa. Essi obbedirono al loro padre urgente. Deimos, furioso, mise il morso a denti di cane nella bocca dei cavalli, fissò i loro colli obbedienti sotto la cinghia, e mise il collare a ciascuno: Ares montò la macchina, e Phobos prese le redini e guidò il carro di suo padre.”
Nonnus, Dionysiaca 32. 175 :
” Ares, in punto di morte, gridava come novemila, con Eris (Discordia) che si muoveva al suo fianco per sostenerlo; nella battaglia mise Phobos (Rotta) e Deimos (Terrore) ad attendere Deriade.”
Nonnus, Dionysiaca 39. 215 ff :
” In quel tumulto di molti remi Ares era allora un eccellente marinaio, Phobos (Rotta) teneva il timone in mano, Deimos (Terrore) era il pilota della mischia e gettava le vele delle navi portatrici di giavellotto.”
Suidas s.v. Deimos (trans. Suda On Line) (Byzantine Greek Lexicon C10th A.D.) :
“Deimos (Paura): e Phobos (Spavento) e Kydoimos (Cydoemus, Din della Guerra), servitori di Ares, i figli della guerra; anch’essi sperimentarono ciò che Ares fece, dopo che Hephaistos (Efesto) non fu spaventato da loro.”
METUS, PAVOR & PERSONIFICAZIONI ROMANE DI PAURA E TERRORE
Pseudo-Hyginus, Prefazione (trans. Grant) (mitografo romano C2° d.C.) :
“Da Venere e Marte : Harmonia, e Formido (Terrore) .”
Ovidio, Metamorfosi 4. 481 (trad. Melville) (epica romana dal C1 a.C. al C1 d.C.) :
“La maligna Tisifone prese una torcia intrisa di sangue, si mise una veste tutta rossa di sangue gocciolante e si avvolse un serpente intorno alla vita, e partì dalla sua casa; e con lei mentre andava c’erano Luctus (Dolore) e Pavor (Terrore), Terror (Terrore), e Insania (Follia) anche loro con la faccia frenetica.”
Ovidio, Fasti 5. 29 e segg. (trad. Frazer) (poesia romana da C1 a.C. a C1 d.C.) :
“Ella prese posto in alto, in mezzo all’Olimpo, una figura d’oro che si vedeva da lontano in una veste viola. Con lei sedevano Pudor (Modestia) e Metus (Paura). Si poteva vedere ogni divinità modellare il suo aspetto sul suo.”
Virgilio, Eneide 6. 268 ff (trans. Fairclough) (epica romana C1 a.C.) :
” Andarono avanti fiocamente, sotto la notte solitaria in mezzo all’oscurità, attraverso le sale vuote di Dis e il suo regno fantasma . . . Poco prima dell’ingresso, persino tra le fauci di Orcus, Luctus (dolore) e Curae (preoccupazioni) vendicatrici hanno posto il loro letto; lì abitano pallidi Morbi (malattie), tristi Senectus (vecchiaia), e Metus (paura), tentatrice del peccato, e Egestas (desiderio), forme terribili da vedere; e Letum (Morte) e Labor (Afflizione); poi il fratello di Letum (Morte), Sopor (Sonno), e Gaudia (Gioie colpevoli dell’anima), e, sulla soglia di fronte, la mortale Bellum (Guerra), e le celle di ferro delle Eumenidi, e la folle Discordia (Lotta), le sue serpenti ciocche intrecciate con nastri insanguinati. In mezzo un olmo, ombroso e vasto, stende i suoi rami e le sue braccia invecchiate, le quali, dicono gli uomini, tengono la falsa Somnia (Sogni), aggrappata sotto ogni foglia.”
Virgilio, Georgiche 3. 551 ff (trans. Fairclough) (bucolico romano C1 a.C.) :
“Su questa terra dal cielo ammalato venne una volta una stagione pietosa che brillava del pieno calore dell’autunno . . . L’orribile Tisifone infuria, e, uscita alla luce dalle tenebre dello Stige, spinge davanti a sé Morbus (Malattia) e Metus (Terrore), mentre giorno dopo giorno, insorgendo, alza ancora di più la sua testa avida.”
Seneca, Hercules Furens 686 ff (trans. Miller) (tragedia romana del primo decennio d.C.) :
” Qui si trova la sporca pozza del torrente pigro di Cocito; qui l’avvoltoio, là il gufo che porta il pane emette il suo grido, e il triste presagio del raccapricciante gufo stridulo suona. Le foglie tremano, nere di fogliame tetro dove Sopor (Sonno), pigro, si aggrappa al tasso che sporge, dove Fames (Fame), triste, giace con le mascelle sciupate, e Pudor (Vergogna), troppo tardi, nasconde il suo volto carico di colpa. Metus (Terrore) vi si aggira, Pavor (Paura) e Dolor (Dolore), Luctus (Dolore), Morbus (Malattia) e Bella (Guerra) dalla gonna di ferro; e infine il lento Senectus (Vecchiaia) sostiene i suoi passi su un bastone.”
Seneca, Edipo 582 e seguenti:
“All’improvviso la terra sbadigliò e si spalancò con un abisso incommensurabile. Io stesso vidi le pozze intorpidite in mezzo alle ombre; io stesso, gli dei e la notte pallida in verità. Il mio sangue congelato si fermò e mi intasò le vene. Una coorte selvaggia balzò in avanti… Poi urlò la cupa Erinys (Vendetta), e il cieco Furor (Furia) e Horror (Orrore), e tutte le forme che nascono e si nascondono tra le ombre eterne: Luctus (Dolore), che si strappava i capelli; Morbus (Malattia), che reggeva a stento il capo stanco; Senectus (Età), oppresso da se stesso; Metus (Paura), incombente, e Pestis (Pestilenza), la maledizione del popolo di Ogygian. I nostri spiriti sono morti dentro di noi. Anche lei che conosceva i riti e le arti del suo vecchio sire, rimase stupita. Ma egli, imperterrito e audace dalla vista perduta, convoca la folla esangue del crudele Dis.”
Valerio Flacco, Argonautica 6. 178 ff (trans. Mozley) (epica romana C1° d.C.) :
“Contro questi guidò il padre Marte, la malvagia Gaudia (Morte-Lussuria) e Tisifone che al suono della tromba alza la testa verso le nuvole e Fuga (Panico) si aggira enorme tra le linee di battaglia e non ha ancora deciso in quali cuori entrerà.”
Statius, Thebaid 3. 424 ff (trans. Mozley) (Roman epic C1st A.D.) :
“Tra le ombre notturne il dio della battaglia dall’alto fece risuonare con il tuono delle armi i campi Nemei e l’Arcadia da un capo all’altro, e l’altezza di Taenarum e Therapnae . . riempì di passione per sé i cuori eccitati. Furor (Furia) e Ira (Ira) gli fanno la cresta, e Pavor (Panico), il suo scudiero, tiene le redini dei suoi cavalli. Ma Fama (Rumore), sveglia a ogni rumore e cinta di vuote notizie di tumulto, vola davanti al carro, sospinta dal fiato ansimante dei destrieri alati, e con forte fruscio scuote le sue piume svolazzanti; poiché l’auriga con il pungolo macchiato di sangue la spinge a parlare, sia essa verità o falsità, mentre minaccioso dall’alto del carro il sire con la lancia scita assale la schiena e le chiome della dea.”
Statius, Thebaid 4. 661 ff :
“Non è pigro il suo seguito: Ira (Ira) e Furor (Furia) ci sono, e Metus (Paura) e Virtus (Virtù), e Ardor (Ardore) mai sobrio, e passi che barcollano, un esercito molto simile al suo principe.”
Statius, Thebaid 7. 64 ff :
“Già Gradivus con destrieri che avanzavano a fatica calpestava le rive dell’Ephyrean . . . Poi ordina a Pavor (Panico), uno del suo spaventoso stuolo, di andare davanti ai cavalli: nessuno più abile di lui a insinuare il terrore che afferra e a rubare il coraggio dal cuore; voci e mani innumerevoli ha il mostro, e aspetti da assumere a volontà; tutto persuasivo è lui, e i suoi assalti fanno impazzire di orrore le città. Se suggerisce che ci sono due soli, o che le stelle cadono, o che la terra si agita, o che antiche foreste marciano giù dalle colline, ahimè, i miserabili credono di averlo visto. Una nuova e astuta astuzia stava allora escogitando: solleva una polvere fantasma sulla pianura di Nemea; stupendo i capi vedono sopra le loro teste la nube oscura; gonfia il tumulto con clamori inconsistenti e imita lo sferragliare delle armature e il calpestio degli zoccoli dei cavalli, e sparge il terribile grido di guerra sulle brezze vaganti. I loro cuori sussultano per la paura, e la folla aspetta mormorando in suspense: “Da dove viene questo rumore? Ma perché il cielo è in una nuvola di polvere? Certamente i soldati ismeni non hanno osato tanto? Sì, è proprio così: vengono! Ma allora Tebe è così audace? .”
Così Pavor (Panico) nelle loro menti sconcertate; e molte sembianze diverse assume tra le loro file, ora è uno dei mille pisani, ora un piliano, ora un laconiano dall’aspetto, e giura che il nemico è vicino, e sgomenta l’esercito con vani allarmi. Al loro terrore nulla è falso. Ma quando egli, non mascherato, piomba sui guerrieri distratti e, sospinto da un rapido turbine intorno alle alture della sacra valle, tre volte brandisce la lancia, tre volte colpisce i suoi destrieri, tre volte si batte lo scudo sul petto, “alle armi, alle armi”, gridano, ciascuno strappando in un selvaggio disordine il suo vicino o il suo, e afferrano altri elmi e costringono al giogo strani destrieri; In ogni cuore arde la folle brama di morte e di massacro, nulla ostacola la loro rabbia ardente; nella fretta furiosa espiano i loro ritardi.”
Statius, Thebaid 7. 64 ff :
“Sentinelle adatte vegliano lì: dalla porta esterna salta Impetus (Passione) selvaggio, e Nefas (Disordine) cieco e Irae (Rabbia) rosso fuoco e Metus (Paura) pallido, e Insidia (Tradimento) si apposta con la spada nascosta, e Discordia (Discordia) tiene una lama a due tagli. Minis (Minacce) innumerevoli fanno clamore nella corte, Virtus (Valore) imbronciato sta in mezzo, e Furor (Rabbia) esultante e Mors (Morte) armato con il viso macchiato di sangue sono seduti lì.”
Statius, Thebaid 10. 556 ff :
“Terribile è la vista all’interno, appena Marte stesso si rallegrerebbe di vederla; Luctus (Dolore) e Furor (Furia) e Pavor (Panico), e Fuga (Rotta) avvolti in un buio accecante rendono con molte voci discordanti la città frenetica, colpita dall’orrore.”
Valerius Flaccus, Argonautica 2. 200 ff (trans. Mozley) (epica romana C1st A.D.) :
” Attraverso l’aria terrorizzata ancora e ancora fa risuonare uno strano grido. . . Subito Pavor (Paura) e l’insensata Discordia (Lotta) dalla sua tana getica, Ira (Ira) dalle sopracciglia scure e dalle guance pallide, Dolus (Tradimento), Rabbia (Frenesia) e, sovrastando il resto, Letus (Morte), le sue mani crudeli scoperte, si affrettano al primo suono della voce squillante della consorte marziana che ha dato il segnale”
Apuleius, The Golden Ass 10. 30 ff (trans. Walsh) (Roman novel C2nd A.D.) :
” Ogni fanciulla che rappresentava una dea era accompagnata dalla sua scorta. . . La ragazza la cui apparizione in armi l’aveva rivelata come Minerva era protetta da due ragazzi che erano i compagni d’armi della dea della battaglia, Terror (Terrore) e Metus (Paura); essi saltellavano con le spade sguainate.”
ANZIALE GRECO & ARTE ROMANA
Z50.1C Ares, Deimos, Nike
Mosaico pavimentale greco-romano Orbe C3rd A.D.
Z30.1 Ritratto di Fobos Leonino
Mosaico greco-romano di Alicarnasso C4° A.D.
F10.2 Ares, Phobos, Aphrodite
Affresco murale greco-romano di Pompei C1° A.D.
Z12.22 Dionysos, Ariadne, Phobos
Mosaico greco-romano Phillipoplis A.D.
FONTI
GRECO
- Homer, The Iliad – Greek Epic C8th B.C.
- Hesiod, Theogony – Greek Epic C8th – 7th B.C.
- Esiodo, Lo scudo di Eracle – Epica greca C8th – 7th B.C.
- Lirica greca III Stesichorus, Frammenti – Lirica greca C7th – 6th B.C.
- Eschilo, Sette contro Tebe – Tragedia greca C5° a.C.
- Pausania, Descrizione della Grecia – Diario di viaggio greco C2° d.C.
- Plutarco, Vite – Storico greco C1° – 2° d.C.
- Nonnus, Dionysiaca – Epica greca C5° d.C.
ROMANO
- Hyginus, Fabulae – Mitografia latina C2° A.D.
- Ovidio, Metamorfosi – Epica latina C1° a.C. – C1° d.C.
- Ovidio, Fasti – Poesia latina C1° a.C. – C1st A.D.
- Virgilio, Eneide – Epica Latina C1st B.C.
- Virgilio, Georgiche – Bucolica Latina C1st B.C.
- Seneca, Ercole Furene – Tragedia Latina C1st A.D.
- Seneca, Edipo – Tragedia latina C1° A. D.
- Valerio Flacco, Le Argonautiche – Epica Latina C1° A. D.
- Statius, Thebaid – Epica latina C1° d.C.
- Apuleius, The Golden Ass – Romanzo latino C2° d.C.
BIBLIOGRAFIA
- Suidas, La Suda – Lessico greco bizantino C10° d.C.
BIBLIOGRAFIA
una bibliografia completa delle traduzioni citate in questa pagina.